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Bollettino D nº 5 – 2022, Costruzione ed economicità

Funzionalità. Economicità. Maggiore efficienza.

Per la specialista in sostenibilità, le persone addette al progetto architettonico, alla pianificazione e alla gestione dell’immobile, i futuri utenti dell’immobile o la committenza il concetto di economicità nell’edilizia non ha lo stesso significato. Le priorità cambiano a seconda della prospettiva e degli obiettivi specifici di ciascun settore.

Le persone coinvolte nel progetto raccontano cosa è importante nel loro lavoro quotidiano e come si destreggiano tra i paletti posti dall’edilizia pubblica, tra cui l’ottimizzazione a lungo termine di costi e benefici tenendo in particolare conto dei costi del ciclo di vita.

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Patricia Bürgi, specialista in edilizia sostenibile

«Ottenere il massimo rendimento, ossia la migliore certificazione»

«Nei suoi progetti di costruzione l’UFCL applica i criteri definiti nello Standard Costruzione Sostenibile Svizzera SNBS – Opera di edilizia, i quali includono, in misura paritaria e completa, nelle fasi di pianificazione, costruzione ed esercizio di un edificio, le esigenze della società, dell’economia e dell’ambiente. Insieme ai miei colleghi Denis Kriegesmann ed Elias Röthlisberger, aiuto il team di pianificazione affinché questi criteri, ma anche quelli dello standard Minergie-P-Eco e del label Gesundes Innenraumklima GI®, siano soddisfatti. L’obiettivo è quello di fare ottenere all’edificio D la massima certificazione «platino» SNBS.

Per economicità intendiamo ottenere il massimo rendimento con i mezzi che abbiamo a disposizione, ossia la migliore certificazione. Il nostro compito è quello di mettere in discussione, esaminare i materiali e partecipare ai progetti edilizi e alla loro materializzazione. Le campate dei solai delle colonne portanti devono davvero essere così? I carichi agenti sul tetto sono trasferiti direttamente alle fondamenta? Se è così, è possibile risparmiare materiale, tempo e costi. Mantenendo il corpo dell’edificio più compatto possibile, si riducono i costi di costruzione e quelli d’esercizio a valle.

Prestiamo attenzione a utilizzare materiali longevi. La separazione dei sistemi e la buona accessibilità alle installazioni tecniche dell’edificio consentono di manutenere i componenti o di sostituirli nella massima semplicità in base ai loro cicli di vita individuali. Per la struttura portante, l’involucro edilizio e le rifiniture interne vengono pertanto impiegate connessioni separabili meccanicamente. Anche gli impianti sanitari e quelli di ventilazione sono facilmente accessibili e pertanto riparabili, smontabili, rinnovabili e ampliabili.

13 anni fa, nella fase della gara d’appalto relativo al progetto di edificazione complessivo, esistevano altri approcci e schemi di pensiero in materia di sostenibilità. Oggi lavoriamo con tecnologie e materiali nuovi. Per esempio, alcuni materiali isolanti sono stati nel frattempo proibiti. Il nostro lavoro deve essere molto agile. Teniamo sotto osservazione il mercato, ma a seconda dello stato di avanzamento del progetto e dei lavori non possiamo più considerare fino in fondo determinate modifiche. La Confederazione dà l’esempio e punta su un impiego di risorse ridotto al minimo. Questo significa che l’energia necessaria all’esercizio dell’edificio deve essere più contenuta possibile e rinnovabile al massimo. L’edificio D sarà collegato all’esistente rete di distribuzione di energia geotermica e integrato da ulteriori sonde geotermiche. Le toilette funzionano con le acque grigie provenienti dalla cisterna di raccolta dell’acqua piovana nel già esistente edificio B.

Cosa farei oggi diversamente? Col senno di poi, cercherei di sostenere gli architetti in modo diverso relativamente alle facciate e alla tecnologia solare. Questi temi sono sfidanti per l’edilizia urbana, ma negli ultimi 15 anni sono stati fatti passi da gigante. Mi piacerebbe affrontarli e risolverli in altro modo. Al momento stiamo installando il fotovoltaico soltanto sul tetto».

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Patricia Bürgi lavora come architetta e specialista in edilizia sostenibile presso la CSD Ingenieure AG.

Robert Riedo, base logistica dell'esercito

«Le vie di comunicazione si accorciano e possiamo così collaborare in modo più diretto»

«Il mio obiettivo, che è anche la mia preoccupazione e fonte di stimolo, è quello di creare condizioni di lavoro ottimali per il nostro personale. Se riusciamo a lavorare bene insieme, realizziamo i migliori prodotti per le missioni dell’esercito.

Per noi non si tratta di mettere in discussione la dotazione delle postazioni di lavoro standard, le quali sono progettate e allestite dall’UFCL secondo il piano multispace e rispondono alle nostre esigenze. Mi concentro soprattutto sul cinque per cento circa dei nostri collaboratori che occuperanno una parte importante della superficie. Essi hanno esigenze particolari che faccio confluire nelle pianificazioni: per il Centro dei media digitali dell’esercito – dove realizziamo tutti i prodotti mediatici per il DDPS come filmati, foto, programmi didattici interattivi per le scuole reclute e l’amministrazione –, per la tipografia del DDPS, nel reparto spedizioni del Quartier generale dell’esercito e per la nostra sala di condotta.

Lavoriamo con moderni macchinari tipografici, teniamo in deposito i liquidi e la carta necessari per la stampa. I requisiti climatici, come la ventilazione, la deumidificazione, l’umidificazione e la temperatura ambiente, per esempio, devono essere coordinati con precisione insieme al tecnico di immobili. Chi lavora nello studio di streaming, nello studio fotografico, presso le postazioni di montaggio delle immagini o nelle cabine audio non ha bisogno di luce diurna, ma di un perfetto clima da ufficio. Questo implica, per esempio, che l’isolamento e il riscaldamento nel piano interrato siano opportunamente adeguati. Nel Quartier generale si lavora con documenti sensibili. Per la documentazione classificata abbiamo pertanto bisogno di un numero sufficiente di armadi di sicurezza provvisti di serratura.

Per garantire l’economicità dobbiamo dunque programmare tutto per bene. Questo per due motivi: gli adeguamenti a posteriori sono sempre più costosi, e nei 40 anni successivi si scopre dove non si è pensato bene al futuro.

Si potrebbe ritenere che da noi nell’amministrazione un aspetto dell’economicità sia soprattutto la sicurezza, ma non è così. La sicurezza è molto più importante nelle sedi esterne, dove lavoriamo con armi, munizioni e armamenti bellici. All’interno dell’edificio adibito a uffici ci saranno sistemi intelligenti quasi impercettibili per il personale. Ci si deve sentire come a casa: si valica la soglia di casa e tutto è regolato. In questo modo riduciamo al minimo l’onere organizzativo, perché non sono necessarie troppe chiavi di accesso o porte di sicurezza.

Dalle attuali sei sedi si trasferiranno nel nuovo edificio 570 addetti. I nostri processi sono già da tempo digitalmente assistiti, quindi vi è poco potenziale di ottimizzazione. Ma in futuro le vie di comunicazione personale si accorceranno e l’interazione è destinata a migliorare. Potremo collaborare in modo più diretto, anziché essere dislocati un po’ in tutta la città».

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Robert Riedo (immagine a sinistra) è il rappresentante dei futuri utenti della Base logistica dell’esercito.

Raphael Ulrich, coordinatore del fabbisogno immobiliare DDPS

«Rispondere ai requisiti di sicurezza degli utenti»

«Siamo responsabili in tutta la Svizzera degli immobili del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport DDPS. Per tutti gli edifici vale il seguente principio: meno spese possibili, arredi strettamente necessari. L’immobile deve essere utilizzabile e funzionale, oltre a rispondere ai requisiti di sicurezza in parte molto elevati degli utenti. La sicurezza non è mai economica perché costa. I requisiti richiesti a una parte dei nostri uffici superano gli standard di sicurezza dell’UFCL. Essi devono soddisfare i requisiti di sicurezza del DDPS ed essere potenziati seguendo le norme tecniche degli immobili di armasuisse.

Un modo per garantire l’efficienza dei costi è quello di utilizzare l’edificio quanto meglio possibile, ossia compattando con intelligenza le varie aree di lavoro. I reparti che lavorano con dati sensibili devono essere separati dagli uffici open space. Abbiamo acquisito le conoscenze necessarie in merito collaborando con l’UFCL. Apprezziamo che, dal nostro punto di vista, siano stati soddisfatti importanti criteri di economicità, pur non trascurando la necessaria sicurezza: il progetto è gestito molto bene, procede secondo la tabella di marcia ed è ben pianificato nei dettagli».

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Raphael Ulrich (immagine a destra) è coordinatore del fabbisogno immobiliare DDPS e rappresentante degli utenti per lo Stato maggiore dell’esercito.

Zarina Mehmedagic, sviluppatrice di progetti per la gestione immobiliare

«Investiamo con obiettivi chiari»

«Il compito della divisione Sviluppo progetti è quello di definire e avviare studi di fattibilità e progetti per conto della divisione Gestione portafoglio. A seconda della portata e della complessità del progetto, ciò avviene con strumenti quali il mandato di progetto e/o una definizione di progetto. In tali documenti si stabiliscono gli obiettivi del mandato e si definiscono le prestazioni, i costi e le scadenze. L’intera pratica viene quindi consegnata alla divisione Gestione progetti, che si occuperà delle successive procedure.

Durante le prime fasi di fattibilità, progetto preliminare e progetto di costruzione sono coinvolta in misura determinante nel processo e posso controllare e influenzare il progetto. Verifico il risultato di ogni fase rispetto ai costi, alle prestazioni e alle scadenze definiti. Se la verifica ha esito positivo, commissiono la fase successiva del progetto insieme alla divisione Gestione portafoglio. Ogni passaggio serve a garantire che i mezzi siano impiegati in modo efficiente e appropriato. La legge ci impone di effettuare i nostri investimenti in base a criteri economici. Tuttavia, non appena inizia la fase di esecuzione, l’influenza della divisione Sviluppo progetti diminuisce. Ciò nonostante, il monitoraggio del progetto fino alla sua ultimazione rimane un compito importante. Lo stesso vale per la valutazione e l’approvazione delle richieste di modifica del progetto.

Noi investiamo con l’obiettivo di soddisfare le esigenze degli utenti, mantenere bassi a lungo termine i costi di esercizio e poter gestire l’edificio all’insegna dell’economicità. Per la gestione immobiliare si applica lo Schema direttore 2024 della Confederazione, con il quale si attuano gli obiettivi strategici dell’ordinanza sulla gestione immobiliare e la logistica della Confederazione (OILC). Esso prevede l’abbandono degli immobili in locazione se da ciò derivano vantaggi economi ci. Le istruzioni concernenti l’utilizzazione economica e l’esercizio delle costruzioni nel portafoglio immobiliare dell‘UFCL stabiliscono inoltre che le nuove costruzioni siano concepite secondo il piano multispace.

Con l’edificio D ci muoviamo proprio entro questi parametri. Il personale di diverse sedi nella città di Berna sarà riunito in un unico campus in un unico edifico. È molto più facile gestire un solo edificio che diverse sedi decentrate. Inoltre stiamo costruendo spazi il più possibile standardizzati che offrano un’alta flessibilità per i prossimi decenni.

Attualmente siamo preoccupati per il rincaro generale, i ritardi nelle consegne e la nuova valutazione dell’organizzazione degli uffici dovuta alla pandemia di coronavirus. Questi temi fanno parte della nostra gestione dei rischi».

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Zarina Mehmedagic lavora come sviluppatrice di progetti per la gestione immobiliare nel settore Costruzioni dell’UFCL e rappresenta quale committente interna la prospettiva degli investitori e proprietari del progetto G1 edificio D.

Roland Müller, architetto

«Eseguiamo continui controlli per garantire la qualità»

«Costruire in modo economico dal punto di vista della direzione dei lavori significa innanzitutto che i lavori si svolgano senza intoppi e senza vizi di sorta. I lavori devono essere preparati minuziosamente e realizzati con cura. Le modifiche apportate nella fase di pianificazione devono risultare possibilmente minime in fase di esecuzione. Questo inizia già con le decisioni affidabili prese dalla committenza, seguite da una pianificazione completa, da una perfetta organizzazione dei lavori di costruzione e dal tempestivo approvvigionamento dei materiali. Un altro fattore di successo è per me quando la progettazione e la realizzazione sono affidate a un unico operatore, così come sta avvenendo in Guisanplatz: il pianificatore generale A&V è responsabile e realizza il progetto di costruzione con i suoi team.

Il principale strumento della direzione dei lavori è la riunione settimanale che si tiene insieme agli imprenditori e ai pianificatori coinvolti, nel corso della quale si organizzano e coordinano i lavori e si risolvono i problemi imminenti. Per garantire la qualità vengono eseguiti continui controlli seguendo piani predefiniti e documentiamo tutto in modo preciso: tutto ciò occupa una parte importante del mio orario di lavoro settimanale. Grazie all’obbligo di documentazione cui sono soggette tutte le parti coinvolte, si lavora con grande cura e, di conseguenza, si evitano costi aggiuntivi causati da eventuali lavori di ritocco. In un cantiere grande come quello dell’edificio D lavorano moltissimi operai di grande professionalità. Poiché le possibilità di combinare danni sono elevate, tutti prestano doppia attenzione. In generale, l’ordine e la pulizia in cantiere sono indizi di un buon lavoro».

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Roland Müller (A&V) è architetto e dirige i lavori edili relativi all’edificio D.

Christophe Sion, capo progetto dell'opera edilizia

«Le soluzioni ingegneristiche semplici sono spesso le migliori»

«Siamo una squadra di ingegneri e progettisti che studiano e pianificano la struttura portante nella fase della costruzione grezza. Il nostro edificio ha dimensioni notevoli (107 × 44 metri) ed è molto complesso. La sfida consiste nel trasferire nel modo più semplice ed efficiente possibile il carico verticale dal quinto piano fuori terra, 23 metri al di sopra del livello del suolo, attraverso tutti gli otto piani fino alla platea di fondazione che si trova otto metri sotto il suolo, nella fondazione su pali e nel sottosuolo roccioso. Rispetto alla costruzione di macchine, dove è possibile produrre in serie, nel settore delle costruzioni ogni edificio è un esemplare unico. Noi studiamo soluzioni, le discutiamo, le confrontiamo e lavoriamo per conciliare i vari requisiti posti dai futuri utenti.

Al pianterreno e nei piani superiori saranno allestiti gli spazi per uffici e le sale per conferenze e riunioni. Per garantire la flessibilità di utilizzo di questi piani regolari abbiamo optato per una costruzione a scheletro quale struttura portante. I pilastri sono tra loro distanziati anche fino a 7,5 metri. Questa disposizione si ripete per lo più in ogni piano. In tal modo è possibile adeguare facilmente a posteriori la suddivisione degli spazi. Ad essere onerosi sono i numerosi piccoli dettagli. Posizioniamo per esempio ognuno dei circa 20 000 ferri di armatura, li disegniamo nei piani e visualizziamo in 3-D i punti in cui andranno annegati nel calcestruzzo. I piani non possono lasciare margine di manovra in quanto definiamo ciò che sarà costruito.

Nel primo piano interrato si trova tutta l’impiantistica dell’edificio. Lì saranno pertanto previste molte aperture nel solaio e nelle pareti. Questo ha un influsso sull’assorbimento dei carichi. Abbiamo dunque dovuto trovare una soluzione che fosse buona e semplice, altrimenti l’opera sarebbe risultata più costosa. Abbiamo esaminato alcune varianti e alla fine abbiamo deciso di adottare delle pareti portanti.

Nel secondo piano interrato costruiremo un’autorimessa con posti auto per veicoli di rappresentanza di dimensioni speciali. Lì è necessaria una struttura portante con le campate più ampie possibili e pochi pilastri. I carichi verticali devono dunque essere trasferiti dai numerosi pilastri presenti nei piani fuori terra a quelli sempre meno numerosi nei piani interrati.

Tutto ciò influisce anche sull’impiego di calcestruzzo riciclato (CR). Maggiore è la percentuale di aggregati riciclati, più facilmente si flette un solaio. Dobbiamo pertanto trovare il valore medio giusto per l’elasticità e lo spessore. È una reazione a catena. Quale maglia di pilastri e quale spessore di solaio sono necessari per poter gettare in opera in modo economico il materiale prescelto? Per la geometria del nostro edificio la percentuale massima possibile di calcestruzzo riciclato è del 40 per cento. Complessivamente realizziamo il 60 per cento di tutti gli elementi in calcestruzzo in CR.

In linea di principio, costruire in modo economico significa poter tenere conto dei requisiti posti da tutte le parti coinvolte nel progetto. Ritengo importante precisare che le soluzioni ingegneristiche semplici sono spesso le migliori».

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Christophe Sion (B+S AG) è presente nel cantiere da quando sono iniziati i lavori di costruzione alla fine di gennaio 2021. In un primo momento in veste di direttore dei lavori durante la fase di realizzazione delle opere di ingegneria civile. Ora l’ingegnere civile lavora come capo progetto dell’opera edilizia (B+S AG).

Nadja Bützer e Dieter Buri, capo del pianificatore generale A&V

«Una squadra ben funzionante è importante»

«Siamo entrambi architetti, ma ci siamo specializzati in economia edile. Il compito gestionale comprende soprattutto gli aspetti economici, politici, sociali e pianificatori di un progetto di costruzione. Prestiamo inoltre particolare attenzione ai quattro aspetti seguenti: chiarezza, flessibilità, lavoro di squadra e fiducia, perché influenzano tutti l’economicità di una costruzione.

La chiarezza comprende una definizione univoca dell’ordine e dell’utilizzazione da parte della committenza nonché chiare direttive di pianificazione. Se riusciamo ad attuare soluzioni tecniche semplici e un’esecuzione dei lavori di alta qualità con gli specialisti e le imprese incaricate, generiamo minori oneri di manutenzione e cura per i numerosi anni in cui l’immobile sarà utilizzato una volta costruito. Consideriamo il ciclo di vita dell’opera, il che esclude per esempio il ricorso a breve termine a fornitori a buon mercato, rischiando così di ottenere un livello di qualità insufficiente. Uno dei nostri principali compiti è quello di essere flessibili. Per questo l’organizzazione del nostro staff è snella. Per la committenza e per i nostri progetti di costruzione teniamo ben in vista tutti i temi e prepariamo minuziosamente le basi decisionali: il raggiungimento di pietre miliari, il controllo dei costi, la raccolta delle varie informazioni provenienti da tutte le riunioni e il mantenimento dei contatti con le autorità preposte alle autorizzazioni ne sono solamente alcuni esempi. Grazie a tutto ciò, siamo in grado di individuare precocemente i problemi e intervenire in maniera attiva. Descrivendo sistematicamente e chiarendo in anticipo le prestazioni, saranno necessarie meno integrazioni a posteriori.

È importante avere una squadra ben funzionante. La comunicazione e il coordinamento senza intoppi tra tutte le parti coinvolte nel progetto significa minori oneri in termini di tempo e denaro. Minori costi imprevisti grazie a un minor numero di errori e disturbi. Maggiore certezza di rispetto delle scadenze in fase di esecuzione e tempi di costruzione più brevi.

Lavoriamo intensamente per rafforzare la fiducia. Questo obiettivo richiede a tutti maggiore impegno, più tempo, scambi rapidi e risultati orientati all’obiettivo. Noi siamo le persone chiave del progetto. Soltanto insieme funzioniamo così bene. Per il buon esito di un progetto è decisivo costruire all’insegna dell’economicità e della funzionalità».

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Nadja Bützer, responsabile dell’ufficio di progetto, forma insieme a Dieter Buri, responsabile capo del pianificatore generale A&V Architekten, il cosiddetto punto di contatto unico: sono i primi interlocutori per la committenza.

Christian Saner, responsabile del progetto di facility management

«Se riusciamo a ottimizzare i costi d’esercizio, vuol dire che amministriamo bene»

«Nel corso degli anni l’esercizio di un immobile costa da quattro a sette volte circa quanto la costruzione dello stesso. Considerare i costi del ciclo di vita sull’arco di 40 anni è, pertanto, uno dei nostri temi più importanti nel facility management per le fasi di progettazione e realizzazione (prFM). Io fornisco agli architetti e ai progettisti consulenza in materia gestionale e affronto gli aspetti necessari per un esercizio ottimale dell’edificio. Se riusciamo a ottimizzarlo in modo da dover spendere solo quattro volte tanto per l’esercizio e la manutenzione, allora vuol dire che amministriamo bene.

Un aspetto importante da considerare è, tra l’altro, la pulizia dell’edificio. Le spese di pulizia sono soprattutto costi salariali, e rappresentano ci un terzo dei costi d’esercizio annuali. Per questo esigiamo dal pianificatore generale un piano che ci dia informazioni su come accedere alle finestre e alle tapparelle per poterle pulire. È anche vantaggioso quando non vengono impiegati troppi rivestimenti di diverso tipo per i pavimenti, che richiedono anche modalità di pulitura diverse. Necessitiamo di spazi sufficienti su ogni piano per riporre le macchine e i prodotti per la pulizia. Sono utili anche brevi tragitti, planimetrie non complesse senza troppi angoli, l’assenza di ostacoli e di gradini. Se il nostro personale riesce a effettuare le pulizie in modo efficiente con lo stesso macchinario, è possibile risparmiare ogni giorno tempo e denaro.

Nella prima fase del progetto di edificazione non avevamo prestato sufficiente attenzione al fatto che ci dovesse essere un collegamento diretto tra il primo e il secondo piano interrato per i trasporti di merci ingombranti. Ora possiamo correggerlo a posteriori. Disporremo pertanto di un ampio montacarichi nei pressi dell’accesso principale riservato ai fornitori. In tal modo i locali adibiti all’esercizio dell’edificio saranno collegati tra loro in modo ottimale.

Un altro aspetto per me importante è la sicurezza. I falsi allarmi costano. A livello di sistemi di sicurezza, porte, cancelli, accesso all’autorimessa, impianti di sorveglianza e così via sono tutti interdipendenti. Per questo è importante che le interfacce tra i costruttori di porte, gli installatori e i fornitori di sistemi di sicurezza funzionino bene nella fase di costruzione. Per garantire la qualità vanno documentati, controllati e approvati tutti i passi svolti dalle parti coinvolte.

Siamo molto felici di poterci occupare della gestione di un nuovo edificio. A Berna sono responsabile di una quarantina di immobili e di 8500 posti di lavoro. È davvero bello ed è una chance poter presenziare a tutte le fasi di progettazione e realizzazione. Luglio 2026 suona tanto lontano, ma poi d’improvviso tutto passa rapidamente».

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Christian Saner è responsabile del progetto di facility management per l’UFCL, gestore della sede.

Mondo dei mestieri nell’edilizia: capo muratori

Jürg Allenbach

è uno dei tre capi muratori del consorzio di impresari costruttori Guisanplatz Berna, formato dalle imprese Wirz, Bill, Büchi e Ramseier, fondato per realizzare le opere. Insieme ai suoi due colleghi dirige la squadra di cantiere, che all’occorrenza arriva a contare 30–50 persone. Sono responsabili di eseguire i lavori a regola d’arte e nel rispetto delle scadenze. Si sono suddivisi i seguenti compiti: preparazione dei lavori, organizzazione del cantiere e amministrazione.

Dopo l’apprendistato di muratore, Jürg Allenbach ha continuato la formazione conseguendo il titolo di capo muratore con attestato professionale federale. La sua giornata lavorativa inizia prima delle cinque del mattino, quando esce di casa ad Heimiswil BE. Verso le cinque e mezzo si trova seduto alla scrivania nel container da cantiere: è l’orario migliore per concentrarsi sulla preparazione della giornata.

Senza muratori non è possibile costruire. Le possibilità di perfezionamento professionale sono molteplici. «Il gruppo di muratori è multiculturale», afferma Allenbach. «Io capisco lo spagnolo e il portoghese e parlo italiano e inglese. Non occorre frequentare nessun corso di lingua. Lo si impara insieme».

Ma chi lavora in questo cantiere?
  • muratore/muratrice AFC
  • gruista
  • operaio/a edile specializzato/a
  • operaio/a edile
  • apprendisti al primo anno di formazione
  • ferraiolo/a
  • cassonista a cottimo
  • impermeabilizzatore/impermeabilizzatrice AFC
  • capo muratore/capo muratrice APF
  • tecnico/a diplomato/a SSS conduzione lavori edili
  • impresario-costruttore diplomato/impresaria-costruttrice diplomata

Gli allievi e i loro docenti possono visitare il cantiere e scoprire varie professioni in loco.

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Intervista gruista

A 65 metri di altezza con il joystick

Reto Schärer fa il gruista da 20 anni. Un’intervista su un posto di lavoro con vista, sull’onore professionale e sull’efficienza del suo stile di manovra.

Reto Schärer, cosa fa un gruista?

Movimento tutto ciò che serve agli altri per lavorare: calcestruzzo, ferri di armatura, pannelli per cassieri, attrezzature ... Sono l’addetto logistico del cantiere. Se non arrivo puntuale al mattino, il capo muratore incomincia a innervosirsi.

Com’è la Sua giornata di lavoro?

Arrivo in cantiere alle sei e un quarto, mi cambio e prendo un caffè. Alle sei e mezzo mi metto in cammino verso l’alto, salgo fino a 65 metri arrampicandomi per una scala a 204 pioli. Arrivato in cima, inizia la mia giornata di lavoro. Come prima cosa viene agganciato alla carrucola il carrello per gli attrezzi o il materiale. Poi gli operai in basso mi dicono via radio o con segnali manuali cosa vogliono che faccia.

Quanto è digitale il Suo lavoro?

Con la mano sinistra aziono un joystick per muovere avanti o indietro il carrello. A destra manovro il joystick con cui posso sollevare e abbassare il carrello. Ho un pedale per la comunicazione via radio e un altro per la telecamera. In più ho un display che mi visualizza la posizione in cui il carico pende dal braccio e quanto pesa il carico movimentato. Manovro tutto contemporaneamente: faccio girare la gru, sollevo o abbasso il carico e lo sposto avanti e indietro lungo il braccio. È più efficiente lavorare in tridimensionale. So di essere bravo in ciò che faccio. Non tutti lo sanno fare.

Come mai è diventato gruista?

Devo essere sincero?

Certo!

È stato per caso. Più di 20 anni fa sono finito in un cantiere dove avevano bisogno di un gruista. All’epoca avevo 25 anni e appena concluso la scuola reclute. Avevo imparato la professione di falegname di mobili antichi. La maggior parte delle falegnamerie contano due o tre persone. Il mio capo mi aveva subito detto che probabilmente dopo la scuola reclute non avrei più potuto tornare da lui, perché avrebbe assunto un sostituto. E così è stato. Non volevo cercare a lungo, volevo guadagnare. In un primo momento ho manovrato la gru dal basso via radio. Sono dieci anni che lavoro dall’alto. E da quando mi sono operato alla schiena, faccio solo il manovratore di gru.

Oggi avrebbe prima dovuto imparare una professione del settore delle costruzioni.

È vero. Se l’azienda ti sostiene, dopo aver concluso l’apprendistato puoi perfezionarti e diventare gruista. Sono importanti i capi muratori che non mandano via subito uno che all’inizio non riesce a lavorare a pieno ritmo. Le tempistiche ristrette e i programmi di lavoro ottimizzati possono essere massacranti. È difficile avere momenti in cui non si fa nulla. Si deve avere la capacità di affrontare questi ritmi. E se uno o tutti ti fanno incavolare, lo si può dire ad alta voce. È normale nel nostro lavoro.

Perché una persona giovane dovrebbe diventare gruista?

A me piace lavorare con altre persone. Non è possibile lavorare senza di me, ma neanche senza gli altri. Sono solo soletto nella mia cabina, ma sono collegato via radio con i miei colleghi.

Come riesce a fare di tanto in tanto una pausa?

All’ora di pranzo scendo a terra e mangio insieme ai colleghi. Se voglio sgranchirmi un po’ le gambe, vado a passeggiare nella parte posteriore del braccio. Naturalmente non è per chi soffre di vertigini.

A proposito di vertigini: ci dica ancora qualcosa sulla vista.

Quando al mattino arrivo in cima alla gru, mi godo come prima cosa una splendida veduta su Eiger, Mönch e Jungfrau! Poi guardo ciò che ho realizzato nella prima fase dei lavori tra il 2013 e il 2019. All’epoca le gru presenti in cantiere erano dieci e non solo due. Sono orgoglioso di trovarmi ancora qui e di partecipare all’opera di costruzione dall’inizio alla fine. Il mio lavoro non può essere svolto da chiunque. Ci vogliono esperienza e capacità. Godo di grande stima: qui sono qualcuno.

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Reto Schärer (*1977) ha imparato il mestiere di falegname di mobili antichi. Da 20 anni lavora nel settore delle costruzioni (Aeberhard + Friedli AG, Robert Spleiss, Ramseier) come gruista.

Posata la prima pietra dell’edificio D

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